Nei miei ricordi di ragazzo, mi sorprendeva l’apparente semplicità con cui l’Europa passò da regimi democratici a illiberali e antidemocratici, a partire dagli anni ’20 del secolo scorso.
Mi appariva incomprensibilmente breve e illogico il tragitto che aveva compiuto un intero continente.
Ora capisco che, se non fermato, il giorno per giorno possa farci considerare “normale” e con sufficienza quasi qualunque cosa, mentre alcuni tramite errori e sottovalutazioni favoriscono il crescere del “mostro”. Come possa esserci consegnato in poco tempo un mondo cattivo, fatto di protervia e egoismo. Un posto dove la “reciprocità” è intesa nel senso di “legge del taglione”.
E questo in parte perché comportamenti non collaborativi – per così dire – ispirano sovente emulazione per una parte, e d’altra parte esigono “reciprocità” di trattamento. In senso negativo, s’intende.
E in questo modo – ora lo vedo chiaramente – la soluzione si satura finché basta un niente per far precipitare, giù o indietro secondo i propri punti di vista la situazione globale.
Giù all’inferno, o indietro di quasi cent’anni.