Negli ultimi anni un abbozzo di ispirazione liberale ha cominciato a prendere piede in Italia. Un’opzione che era fino ad una ventina d’anni fa fieramente difesa solo dai Radicali, mentre oggi la questione è un po’ più aperta, non foss’altro per una serie di condizioni talmente sconfortanti al contorno, da dare un’occasione anche a questa parte politica.
Devo aggiungere che non trovo preoccupante il fatto che questo spazio politico sia litigiosissimo.
La cosa che trovo davvero preoccupante è che oggi questo spazio sia attribuito di non più del 10%, mal contato.
No, per intenderci, in una politica italiana oggi dominata da una destra reazionaria che in altri tempi sarebbe stata nel sottoscala di Montecitorio, e una sinistra animata da un cupio dissolvi, sempre nell’eterna incertezza di cosa voglia dire davvero essere sinistra, tra inseguire una rivoluzione a titolo vario o cercare di far star meglio chi sta peggio. Tutto questo mentre continua ad imperversare un’entità politica, che non è ancora evidentemente stanca del male già arrecato, e vorrebbe terminare l’opera.
Il 10% mi preoccupa perché significa che il 90% di quelli che intendono andare a votare, pensano non sia un’opzione credibile. Meglio una destra neofascista, anche se da operetta, meglio un celodurismo leghista oramai scassatissimo da anni di corresponsabilità al potere per il potere, meglio un revanchismo comunista d’antan o un nientismo con al centro uno sberleffo.
Per non parlare di quelli che a votare neanche ci andranno sull’onda del “sono tutti uguali”. Meloni ringrazia.
Quindi: nel 10% (del 50%, chiaro) si litiga? E’ un problema, ma non è quello IL problema.
Semmai bisognerebbe chiedersi perché nel panorama di macerie comunque non si riesca a far arrivare il proprio messaggio. Sempre che sia rimasto qualcuno ad ascoltare, beninteso.